Cara Amica ti scrivo



Cara Bivona,

senza che l’avessimo programmato, eccoci qui al punto di partenza. Chi l’avrebbe detto eh, che dopo tutti questi anni saremmo tornate a farci compagnia? 
Di certo non io, che sul nostro rapporto ho a volte avuto da ridire.
E invece tu, più navigata e paziente di me, hai aspettato fino ad oggi perché fossi io a cercarti. 
Come sapevi che sarei tornata? È vero, di questi improvvisi allontanamenti tu hai molta esperienza, eppure mi stupisce la serenità con cui li affronti. Io ne sarei capace?

A guardarti ad una così ridotta distanza, e per un periodo più lungo di quello che normalmente mi concedo, sembra che il tempo su di te sia passato in punta di piedi, non lasciando i segni evidenti che mi immaginavo. Dovresti gioirne! È un complimento che pochi alla tua età possono sentirsi rivolgere. Ma se è vero che porti assai bene gli anni che avanzano, ti ho tuttavia ritrovata più quieta e silenziosa di quanto ricordassi, una trasformazione d'altronde giustificata dalla secolare maturità che ti porti addosso.
Non fraintendermi, la tua calma – mi dirai: non voluta – si accompagna, in te, a una inclinazione introspettiva e curiosa che non ti conoscevo e che ho con letizia, e a mia totale insaputa, ereditato.

Senti, non voglio negarlo. Mentre ero via ti ho pensata spesso e non sempre perché mi mancavi. 
E poi, diciamocelo, il mio allontanamento non è quello che definirei un caso. È vero, non posso dartene tutte le colpe, ma ad un certo punto - converrai con me - mi chiedevi troppo e in cambio non mi davi più ciò di cui avevo bisogno. 
All'inizio era tutto uno sperimentare e, tra un ginocchio sbucciato e una bici spianata, con te ho imparato a muovermi. Mi facevi sentire al sicuro e le libertà di indagine e movimento che mi concedevi mi hanno fatta crescere con la disinvolta spontaneità di una pianta. 

In effetti, anche quando lo ignoravo, tu mi sorvegliavi. Da piccola, questo mi piaceva. Mi permetteva di sentirmi protetta ovunque andassi, purché fosse vicino a te, ma crescendo questo tuo avere occhi e orecchie ovunque ha iniziato a spaventarmi. Avrei voluto essere io a scegliere cosa raccontarti di me, piano piano che lo scoprivo, ma tu sembravi non averne mai abbastanza. 
E come biasimarti… anche in questo devo ammettere di somigliarti. 

Mi faccio più domande di quante potrò mai risponderne. Ciò che però mi differenzia da te è l’aver scelto di non affidare mai agli altri il compito dell’indagine. E così, crescendo - come capita ai bambini che all'estendersi della loro statura guardano il mondo rimpicciolirsi - il perimetro del nostro rapporto è iniziato a starmi stretto. Mi sembrava di avere imparato da te tutto ciò che potevo e, con quel sentimento di scoperta che i tuoi tramandati racconti avevano nutrito in me per anni, ho preferito andare. Non sapevo per quanto tempo e dove, ma volevo continuare a imparare ciò che tu non avevi purtroppo i mezzi di insegnarmi, cercare ciò che in te non trovavo. Non avrei mai immaginato allora che contenessi proprio tu, come in un nocciolo di pesco, tutte le risposte.

Dirai che sono un tipo esigente e non hai tutti i torti. In fondo da te ho ereditato anche questo: lo spirito di ambizione e brama che ti ha sempre distinta dalle altre. 
Chi ti conosce da più tempo di me, mi ha riferito del tuo animo dissidente e intellettuale. Con quanti artisti, musicisti, studenti, politici di rilievo hai banchettato? Mi hanno persino detto che, prima ancora che nascessi, hai marciato perché venissi ascoltata, anche quando ti ripetevano che eri troppo minuta per fare la differenza. Ma, ostinata come sei, hai vinto più battaglie di quante ne hai perse. 

Eppure, come capita a tutti, raggiunti alcuni dei tuoi agognati obiettivi hai iniziato a fidarti delle persone sbagliate. Amici di cui non avresti mai dubitato e che ti avevano assicurato sostegno, ti hanno imbrogliata. Ma che vuoi farci? Vedersi togliere tutto quello per cui si è faticato è un rischio che vale senza dubbio la pena correre, quando si è spinti da un indomabile desiderio di fare la differenza. 

È lo stesso rischio che ho corso io andando via, se ci pensi. Un rischio che, credimi, è già stato ricompensato. Ho vissuto in posti che non immaginavo, mangiato cibi che tu – con la tua vocazione per la buona tavola – non oseresti neppure assaggiare e ho parlato lingue che non capiresti e bagnato i piedi in quel mare che, anche se a te sembra così vicino da poter essere toccato prolungando una mano, ti è ancora troppo difficile da raggiungere.

Ti chiederai se questo basti, se ho trovato quello che cercavo. Me lo sono chiesta anch'io.
E la risposta sento di averla trovata nell'unico posto in cui non ho mai cercato, in un incontro che è quello tra la me adulta e la te quasi millenaria. Quello che cercavo – lontano da città affollate e vite routinarie – è ciò che mi assale quando ti vedo riconoscermi per strada. 

Sono quegli occhi e quelle orecchie che da piccola sfuggivo a darmi la misura di quanto io sia cambiata e in questo rivedermi in te, io trovo l’essenza del mio viaggiare.
Ho sentito cantare che “un paese ci vuole”, non fosse altro che per tornarvi, e - in questo moto curvo - riscoprire le distanze percorse per goderne le soste. 

Non fraintendermi, non sei solo questo per me, che mentre sono via ti prendi cura della mia storia e ne imprimi le trame.
Sei punto di partenza e meta. E di tutto quello che succede in questo circolare ritorno sei la memoria, oltre e dopo di me. 
E se da piccola mi intimoriva, la peculiare lentezza con cui fai muovere i corpi è esempio della più rara e minacciata armonia del naturale decorso delle cose.

Nonostante questo esserci riscoperte complici e inconsapevoli alleate, non mi fermerò a lungo come avresti forse preferito. Ho ancora tante cose da fare e – ora più che mai – necessito della tua comprensione, che solleciterò ricordandoti una cosa: contrariamente a chi ti dice che chi si allontana da te lo fa per meno amore, meno coraggio, meno tenacia di chi resta, io vado via perché ho imparato che per sapere vedere bene occorre distanza.

E adesso che ti vedo, che mi vedo bene, lontana da te andrò solo per poi venirti a raccontare.

Tua,
Carmen

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