Le radici profonde non dubitano mai che la primavera arriverà
È Domenica sera, una delle tante domeniche dove cala il sole e il cielo si dipinge dei colori caldi della terra. Ho messo le mie cuffie e ho fatto partire una canzone di Ennio Morricone: Nuovo Cinema Paradiso. Quando sono malinconica è la giusta cura.
Mi presento, mi chiamo Jessica Genovese e vivo da quasi due anni con il mio ragazzo in una cittadina chiamata Carmagnola (TO). Vive da cinque anni qui anche mio fratello. Lavoriamo tutti e tre e come tanti ragazzi siciliani abbiamo lasciato la nostra terra per crearci un futuro diverso, forse migliore. La mia valigia era piena di speranza, fiducia e tanta paura. Inutile negarlo.
Il Piemonte mi ha accolta e piano piano mi ha preso tra le sue braccia conquistandosi la mia fiducia. Torino è una città frenetica, piena di storia: i portici, Palazzo Reale, la Mole, Superga e qualsiasi altra meraviglia che la caratterizza. Qui si respira sempre un'aria quasi aristocratica! Una città che offre tanto, che sa farti vivere a pieno ogni cosa, e chi se ne frega se i tuoi amici "giù" stanno mangiando la pizza più buona del mondo! Io vivo a Torino né.
Vivo qui anche quando scoppia una PANDEMIA MONDIALE. Vivo qui quando mio fratello fa evacuare il suo reparto a lavoro, caricandosi di responsabilità e dovere verso i suoi colleghi e amici. Vivo qui quando tutti i negozi accanto al tuo, uno a uno, abbassano le serrande e tutti silenziosamente lasciamo il nostro lavoro senza sapere se e quando lo rivedremo.
Le strade ogni giorno diventano sempre più silenziose. I bambini non vanno più a scuola da settimane. Vivo qui quando chiudono un pronto soccorso la notte per far coprire i turni al personale sanitario nel capannone allestito proprio per il COVID 19 fuori dall'ospedale di Carmagnola.
Ormai sono giorni che sono chiusa in casa, neanche li conto più, sono tanti, forse troppi. Il tempo scorre, inesorabile, passano minuti, ore. Le mie giornate sono scandite dall'ansia, dalla paura, a tratti dal terrore, non lo nego. E come se non bastasse, a scandire ogni minuto del giorno, una, due, tre, dieci ambulanze che sfrecciano sotto casa mia.
Adesso posso dirlo, anzi gridarlo senza nessun timore: VIVERE LONTANO DA CASA NON È PER TUTTI. Devi avere un cuore grande, abbastanza grande da fermarti e riflettere. Tanto grande da capire che adesso il tuo bene è anche il bene comune. Ognuno di noi oggi con questo virus gioca un ruolo importante, decisivo. Ci ho pensato notte e giorno a tornare a casa, nella mia casa, al sicuro, tra la famiglia e gli affetti più cari Tuttavia ho, anzi, abbiamo deciso di rimanere qui. La Sicilia ha bisogno di siciliani coraggiosi, di uomini e donne che sanno proteggere la propria terra nel momento del bisogno. Il mio piccolo paese, Bivona, adesso ha bisogno che i suoi "figli" la difendano. Bivona ha bisogno che i figli che ha lasciato andare in passato, stiano lontani da lei ancora per un po'.
Bivona ha cresciuto ragazzi in gamba e oggi molti di loro stanno combattendo in prima linea negli ospedali: infermieri e dottori. A loro va il mio ringraziamento più grande. Bivona ha cresciuto ragazzi che piano piano hanno saputo reinventarsi in mille lavori e oggi possono sentirsi orgogliosi di quello che sono diventati. Adesso dobbiamo rimanere lontani ma sono sicura, però, che al nostro rientro, quando avremmo vinto questa battaglia, il paesello sarà lì ad accoglierci a braccia aperte: l'acqua di lì cannulicchi ci disseterà da questo lungo viaggio; li campani di la Matrici suoneranno a festa per il nostro rientro; a la villa il cinguettio degli uccelli ci annuncerà la primavera più bella di sempre; n capu lu chiano i bambini giocheranno felici; mangeremo le pizze più buone del mondo; ci sarà la Sagra della pesca; i colori del gruppo Folk; l'odore di zagara e limone ci inebrierà; ci riuniremo al bar per bere il caffè più buono del mondo (...perché da noi ha un altro sapore); il Portale ci ricorderà le nostre origini; e poi... e poi la maestosa Santa Rosalia ci aspetterà nella sua deliziosa chiesa per festeggiarla e onorarla come ogni 4 settembre.
Forse non abbiamo fatto nulla di straordinario, forse era tutto dovuto. Forse. Ma noi nel nostro piccolo siamo stati i siciliani coraggiosi, quelli che tranquillizzano i propri genitori, quelli che non si abbattono, quelli del "ma si Papà dicci a la mamma che sta tranquilla, andrà tutto bene"! Siamo quelli che abbiamo cantato sui balconi piangendo ma, in silenzio, siamo quelli che ogni mattina chiamano gli amici che stanno nelle zone rosse per sapere se anche oggi va tutto bene, e con una scusa ci scappa una risata! Siamo quelli che hanno fatto gli aperitivi, i compleanni e persino le lauree in videochiamata senza mai far trasparire la tristezza. Solo chi è lontano potrà capire cosa si prova!
Siamo cresciuti, siamo diventati grandi ma la Sicilia, Bivona saranno sempre il nostro porto sicuro, e il nostro cuore conosce la strada di casa.
Sapere vivere in un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta lì... Ad aspettarti.
Vi abbraccio affettuosamente.
Jessica Genovese
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