Primavera Bivonese 2.0


Grazia Bullara, Milina Lafuria, Santina Mortellaro, Pina Laniura, Lia Perconti, Maria Agliata, la za Mimiddra, Ancilina Lafrisella, Maria Cannella, Edvige Panepinto, la za Nina, Maria Adrignolo (Suor Francesca), la Trizzino, Alessia Lo Scalzo, Lina Spadaro, Giuseppina La Barbera, Norina, Lia Giacchino, Rosalia Navobi, Lia Barbuscia, Roberta Costanza, Marzia Sabella, Cristina Pecoraro, Annarita Franciamore, e ultima non per importanza Rosalia Lo Scalzo (chiedo venia per tutte le donne che ho dimenticato).

Tutte DONNE che hanno mantenuto famiglie, intessuto relazioni, gestito, influenzato, creato un ricordo, fatto rumore, plasmato e dato lustro a Bivona – in un modo o nell'altro.

Donne che hanno sostenuto l’idea di comunità bivonese e che nel bene e nel male hanno sopra tutto UNITO. 

E non donne con le palle – ma DONNE e basta

Donne del passato o del recente presente che rappresentano fonte di ispirazione per molte di noi che ancora stanno cercando un posto nel mondo. 

Io non sono una persona particolarmente nostalgica… io adoro Bivona, ma mi manca? Non mi sono saputa dare una risposta, non me ne vogliate. Ma decisamente questo viaggio alla scoperta del sentimento di bivonesitudine, qualsiasi declinazione esso rappresenti per gli emigrati di volontà o di necessità, ha immediatamente fatto riemergere in me un pensiero positivo (nonostante il COVID19): Primavera Bivonese

Sono passati circa otto anni dall'ultima volta che si è usato questo termine e altro titolo non mi è sembrato più adatto. Ho sempre inteso il concetto di Primavera Bivonese come sinonimo di cambiamento, non limitato alla politica (come molti potrebbero pensare) ma soprattutto cambiamento SOCIO-CULTURALE. Conversando con la mia amica Vera, mi ha detto con il suo bivonese italico: “Sà, ma picchi nun condividi quello che pensi sulla questione femminile che ti sta tanto a cuore?”. Non c’è stato altro da aggiungere. 

A questo punto la domanda sorge spontanea: ma chi c’entra la questione femminile con la bivonesitudine (s.f.) e la primavera (s.f.)? 

La mia teoria è che: bivonesitudine sta a primavera bivonese come primavera bivonese sta a cambiamento

La bivonesitudine nel senso più nobile del sentimento deve influenzare le nostre coscienze: il ritorno alla comunità, al rispetto della diversità di genere, di razza, di cultura. La vera primavera si concretizza quando le comunità (locali, globali, aziendali, politiche) tutte capiranno che la donna deve tornare a essere centro focale della società. 

C’è una commedia teatrale di Aristofane che nonostante possa apparire datata risulta invece profetica: "Le donne al parlamento" (393 a.C.), che ho avuto l’onore e l’onere di interpretare nei tempi liceali, proprio a Bivona, con talentuosi compagni e sotto la supervisione di meravigliosi docenti ("quannu si pruvava a fari teatro a Bivona") rappresenta una "provocazione" ai nostri ritardi. Le statistiche purtroppo ci dicono che nel mondo solo il 6.6% dei capi di Stato o di Governo è donna. Ma sarà un caso che nei Paesi dove questo avviene la risposta alla pandemia Covid19 sia migliore? Sarà un caso che non ci sono donne nelle varie tasks force istituite dal governo? Io non credo. E’ normale scegliere il proprio simile e dato che in questo momento il potere è principalmente in mano al genere maschile difficilmente si darà spazio a una vera meritocrazia. 

Con questa occasione e in questo spazio virtuale, vorrei APRIRE (e non concludere o pontificare) una riflessione sul lato femminile della nostra Bivona. Una riflessione amarcord tra passato, presente e futuro sulla centralità che la figura femminile ha giocato in maniera prioritaria per lo sviluppo sociale ed economico della nostra comunità (ho volutamente omesso politico per evitare strumentalizzazioni varie ed eventuali – o forse perché non siamo ancora maturi). 

Essere donna ed essere donna siciliana, non è stato e non è facile. Si dice che si sia raggiunta "l’emancipazione" ma il percorso è ancora lungo. Certo progressi ne sono stati fatti, ma senza l’apertura e la collaborazione del genere maschile "nun si trasi a palazzo". 

Cari concittadini i mestieri sono di tutti: "Ma cu lu dissi ca li piatta l’hanna lavari li fimmini?". Siate gentili con le vostre compagne, mogli, figlie, madri, e ogni tanto "Livaticillu di 'mmanu lu travaglio ogni tanto" o semplicemente sappiate ringraziare. Usiamo questo momento per comprendere che una donna non è mai veramente disoccupata, al massimo non è pagata, perché ha già così tanto da fare nella vita che il lavoro è un optional. 

Studiate, studiate e perseverate e non accettate mai un: "Ma tu nun lo po fari..." come commento. Bivona è sempre stata avanguardista ma ha l’oblio facile! "Cu lu dissi ca a calcio ci sanno jucari sulu li masculi?" Nei primi anni '90, grazie a Franco Colombo, una certa meglio gioventù bivonese femminile ha giocato il campionato di calcetto di ‘ncapu lu chiano, ma purtroppo abbiamo dovuto aspettare il 2019 per vedere in tv i Mondiali di calcio femminile. E 'nzignativi lu 'nglisi!. Niente vi aiuterà nella vita tanto quanto saper parlare l'inglese.

Nel 1946 Simone De Beauvoir scriveva: "Donne non si nasce, si diventa". In questa frase è riassunto il senso di ciò che si intende per cambiamento. Io l’ho capito con il tempo e la pazienza. Da giovane ero contro qualsiasi forma di "quote di genere" (impropriamente chiamate quote rosa), credevo rappresentassero una discriminazione. Continuando ad approfondire e crescendo, mi sono ricreduta: le quote di genere sono necessarie se si aspira al cambiamento. Nonostante ci sia il rischio di dare spazio solo a "donne in quanto donne", è un rischio che è necessario correre per crescere e per cambiare. 

La preside, la putiara, la tabbaccara, la centralinara, la furnara, la maestra, la mammana, la catechista, la madre superiora, la farmacista, la colonnella, l’avvocata, la barrista, la pediatra, la bimba, la magistrata, la segretario comunale, la calciatrice, la chef nonché cavaliere del lavoro

Quando possibile, teneteci ai sostantivi femminili, non per vezzo, ma perché fino all'800 alcune professioni (tipo quella di avvocato) erano vietate alle donne, ed è giusto ricordare il superamento del divieto.

Queste Donne bivonesi hanno avuto il coraggio di esprimere loro stesse, sfidare le convenzioni sociali, vivere con passione, attraversare difficoltà pesanti come macigni e lasciare in eredità, a noi oggi la loro memoria.

A noi oggi la responsabilità di fare lo stesso e creare le nostre storie di ispirazione e muovere il cambiamento. Spero di leggere presto di altre donne bivonesi (*).

Vi ho tediato abbastanza… vi lascio con un messaggio a tutte le piccole bivonesi specie a Lucrezia "ca mi pisca lu biglietto di la fera": lasciatevi ispirare da questa piccola e impavida ragazzina (“Fearless Girl” è un’opera d’arte comparsa quasi di nascosto nella notte tra il 7 e l’8 marzo 2017 a Wall Street: una scultura di bronzo alta 1,20 metri e raffigurante una ragazzina che con sguardo e posa fiera sta davanti allo storico Toro, simbolo di un potere finanziario fino a oggi ancora molto maschile. Oggi si trova davanti alla Borsa di New York – per ulteriori informazioni link). 
Certo la ragazzina deve ancora crescere, fare esperienza, diventare adulta. 
Ma ciò che conta è che non abbia paura, e rimanga coraggiosa e salda a prendere in mano una situazione che la farà sentire sempre più forte. 
Rispettate le vostre mamme, biologiche e non. Grazie a tutte e in particolare alla mia. 
Che sia finalmente primavera e che Santa Rosalia (fimmina) benedica Bivona. 
(*) tutte le giovani e meno giovani bivonesi, Noemi Militello, Rita Maida, Lucia Puleo, Melania Bellomo, Alessandra Puzzo Balluzzo, Valentina Pupello, Rossella Vasile, Monica Petix, Lorena Cardinale, Tiziana Bruno, Barbara Barone, Maria Panepinto, Gaia Brocceri, Azzurra Mortellaro, tutte le insegnanti, tutti le tabaccare, tutte le bariste, tutte le furnare, tutte le putiare, tutte le vigilesse, l’associazione mimosa, le rappresentanti delle istituzioni.
Sandra

Commenti

  1. Grazie per la citazione cara Sandra. Tu come tante giovani ragazze bivonesi saprai raccogliere con la tua determinazione, le tue capacità, il tuo sorriso contagioso, l'eredità delle tante donne bivonesi che hanno dato lustro e vivacità alla nostra comunità.
    Un abbraccio

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