Case


Un Siciliano che è partito per costruire la sua vita lontano dall'Isola è, come dice mio padre, un Siciliano altrove

Ho lasciato Bivona quasi diciotto anni fa. Quell'anno, finiti gli esami di maturità, in tanti passammo l’estate a interrogarci sulle scelte più opportune da fare e per alcuni di noi la decisione fu quella di partire alla ricerca dei luoghi dove succedono le cose. Era un nuovo punto di partenza e il futuro si sarebbe costruito da sé. 

Così, a diciannove anni, sono diventata una Bivonese altrove, nello specifico una Bivonese a Milano, quindi se mi chiedevano “di dove sei?” rispondevo “sono di Bivona, un paesino che bla bla bla…” e seguiva la rituale descrizione del mio paese degna di uno spot pubblicitario. Bivona era casa mia

Poi arrivò il giorno in cui alla solita domanda mi trovai a rispondere con un inconsapevole ma deciso “sono di Milano”. Stupii me stessa e sgranai gli occhi: cos'era successo? 

Qualcosa era cambiato davvero. Vivere a Milano è stata un’opportunità e un privilegio e con il passare degli anni quella città così grande e viva è diventata casa. Lì ho scoperto cosa c’è oltre l’isola, ho apprezzato la vita dinamica della città, ho incontrato persone da tutto il mondo con cui ho scambiato idee e condiviso esperienze, ho cambiato le mie abitudini e rivisto alcune mie convinzioni. Anche fisicamente mi sono adattata: la mia pelle è diventata più bianca e più sensibile al sole ma in compenso sono meno intimorita dal freddo. L’umidità invece continuo a non tollerarla (ma questo potrebbe essere legato all'età che avanza). 
Da pochi anni vivo in Romagna e nei giorni scorsi, complice la quarantena, mentre in tutta Italia si panificava in casa tanto da esaurire le scorte di lievito dei supermercati, ho iniziato a impastare la piadina! Io la piadina? Fino a poco tempo fa neanche mi piaceva! Questo è un nuovo cambiamento: anche qui comincio a sentirmi a casa.

Sarà dunque vero che in questa nuova vita altrove ho perso la mia identità bivonese? Non è esattamente così. Di me posso dire di non sentirmi solo siciliana ma anche italiana e, se allargo la prospettiva, sono anche molto europea. Andando oltre, sento di appartenere prima di tutto a questo Pianeta. Da questa prospettiva capisco perché ci si può sentire a casa in qualsiasi posto del mondo senza cessare di essere bivonesi. Inoltre questa predisposizione a contaminare il mondo che mi circonda di sicilianità e l’accoglienza con cui mi lascio contagiare da altre culture non sono forse caratteri distintivi di un’anima profondamente siciliana?

“Home is where the heart is” cantava Elvis Presley. Io ho capito che il mio cuore non può
essere in un luogo solo, quindi casa mia non è una sola.
Casa mia è la Lombardia dove ho vissuto degli anni sorprendenti.
Casa mia è Rimini dove è nato mio figlio.
Casa mia è Bivona dove è custodita la storia della mia infanzia e della mia famiglia.

Mi sono chiesta molte volte se il mio sentimento di appartenenza alla Sicilia corrisponda a un sincero farne parte: Bivona è ancora casa mia, ma sono io ancora di Bivona? Non posso negare che, con il trascorrere degli anni, tale reciprocità si sia indebolita, ma questo non mi ha mai impedito di tornare in paese sempre con gioia. 

Tornare, partire, viaggiare, fermarsi... quanto ci manca tutto questo ai tempi del coronavirus! E allora penso a chi questo diritto di spostarsi, anche per cercare una vita migliore, era negato già prima della pandemia...

Per questo mi sento fortunata e sono grata di vivere in un epoca e in un Paese dove le distanze si sono accorciate e dove si è ancora liberi di andarsene, costruire nuove case e di ritornare.

Vera Pendino

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