Quante cose che sei



Saltiamo le presentazioni anagrafiche perché ci conosciamo già, in un paesino così piccolo come il nostro per fortuna è cosi, circa le presentazioni figurative invece sono un “Bivonese di limbo” (o di lippo o gebbia se preferite), né di mare aperto né di scoglio insomma, uno di quei Bivonesi che con confusione ed inquietudine ci convive e anche bene devo dire. 

Quando sono stato contattato come tanti altri per scrivere qualcosa sulla mia Bivonesitudine sono stato colto di sorpresa, scrivere da lì è un conto, ma da qui è tutt'altra storia. 
Infatti a parte questa, per quanto mi riguarda, benedetta quarantena (e dico benedetta perché sono stato così tanto tempo da solo che ho conosciuto parti di me che manco sapevo di avere o comunque che avevo dimenticato d’avere), di questi giorni passati forzatamente a casa dicevo, di queste giornate passate a crearsi chiffari home made, io Bivona la vivo da 27 anni e quindi, a differenza di molti scriventi prima di me, non mi manca bere l’acqua di li cannulicchi, farmi una passeggiata in Via Roma o n’capo lu chiano e fortunatamente neanche il pranzo domenicale di mamma, il caffè a 80 centesimi, l’arancina, lu suli, lu scrusciu di lu mari e così via, e non mi manca l’isolamento, le infrastrutture scarse, la ricerca affannata di un lavoro, in nero si intende, insomma le solite ovvietà. Purtroppo. 

Quindi ho subito capito cosa non è la mia Bivonesitudine: non è mancanza di qualcosa o di qualcuno, a parte dei miei amici e della mia congiunta che hanno deciso di andare a vivere, lavorare e studiare altrove. 
Allora mi sono detto che probabilmente la mia Bivonesitudine non è univoca bensì multiforme e mutevole. 

Se penso al mio periodo universitario palermitano la mia Bivonesitudine era amore settimanale o mensile, in base alle lezioni o agli esami da sostenere. Ho sempre amato in quel tempo tornare al mio paese e mi piaceva anche il fatto che sapevo già cosa fare ancora prima di arrivare: passiata cannulicchi-casa, palestra e poi aspettare il sabato sera lentamente, lentezza che avrebbe accompagnato anche quello stesso sabato sera. 
A Bivona è tutto molto più lento e il primo compromesso che facevo con me stesso quando tornavo da Palermo era semplice, eliminare il termine di confronto con quest’ultimo, altrimenti le mie serate sarebbero state brutte, sporche e cattive ma soprattutto disilluse. 
Vo’ mettiri la Vucciria? L’amore così diventava comprensione, l’ho scritto che è mutevole la mia Bivonesitudine, no? 

Poi è natura. Sarò stato à là palla 15-20 volte, una sorta di pellegrinaggio che in modo cadenzato avevo e ho bisogno di fare. Da lì puoi vedere anche l’Etna nelle giornate limpide e subito da buon siciliano che ha sempre ‘na ricetta pi ‘na malatia, con fare sussiego dici ad alta voce “a chi ci voli fari un ponti di cca a Catania? (Curnutu lu guvernu e tutti chiddri chi ssu ddroch’intra)”; dicevo che è natura, sì, San Filippo, Turcituri, Vaddruni di lu ‘nferno, l’Occhi Bianchi, Pizzo di Naso e così via, certo non saranno le Alpi o gli Appennini, ma il loro essere tozze e minute e il fatto che possa assaporarle facilmente, me le fa sentire più mie, più vicine, più a misura d’uomo diciamo. 

Ah, ovviamente è calma. I giorni passano con inesorabile pacatezza, riesci ad assaporare ogni minuto e che tu stia studiando o lavorando poco in porta, c’è sempre tempo per n’acchianata e na scinnuta. 

Beh, è stata anche delusione. Questa forma l’ho provata durante i festeggiamenti di Santa Rosalia 2019, ricordo che mio padre s’avia misu ‘mezzo per fare il presidente e aveva avuto l’indegna idea di intraprendere una sorta di gemellaggio con Palermo. Ma t’immagini? Che poi, che ideona, portare la “nostra Santuzza” a Palermo per farla conoscere ad altri, così magari qualche fedele incuriosito nei giorni settembrini dedicati alla Rosa di Bivona, solo di Bivona, poteva venire a seguire la processione; ma giustamente, che comportamento è? si nni l’arrubavano? Bah, Don Chisciotte che non è altro!
Don Chisciotte anche io e i miei amici che con i nostri video insolenti ma pieni di verità cercavamo di smuovere qualcosa che era pesante come un macigno, perciò da dispiacere a ma chi minchia mi nni futti è un attimo. 

E poi è una notte di birra la mia Bivonesitutine. 
Quando è notte e sei in giro per le viuzze, venirne fuori è come cercare di fermare il mare con le mani. Ognuna di esse ha qualcosa da ricordarti se ci sei stato e qualcosa da raccontarti se non ti ci sei mai soffermato e di tornare a casa non se ne parla. Quindi vagare, anche da solo non è affatto azione da sottovalutare. I tanti come me che si sono trovati con gli occhi socchiusi e ancora tanta sete, sanno quanto è bello passeggiare con la tua birra fredda tra le mani di punta a punta di lù chiano, e poi quando capisci che hai spremuto tutto te stesso e hai dato il massimo in quella serata, sai che è ora di tornare a casa. Tuttavia sei un nostalgico amante di questa vecchia e decaduta duchessa e qualcosa ti spinge più in là. 

Erano circa le 2:45 quando, dopo un’altra sera passata a bere senza ridere, silenziosamente salutò gli amici. Quella sera aveva lasciato la macchina nel parcheggio sotto casa perché sapeva che avrebbe preferito camminare, camminando riusciva ad avere più tempo per sé stesso, tutto era più lento e ridondante e in genere riusciva a riflettere. Ma più di questo amava ascoltare e sentire il fischio blando del vento invernale sulla pelle; era come una carezza per Lui. Era uno di quei momenti intimi con Bivona, Lei. 
-Ma quindi hai già deciso cosa fare? Chiese Lei col tono di chi sapeva già la risposta. 
-No, non ho ancora deciso. 
-Ammettilo che hai paura, no? Non è che sei un pavido se dici io con te voglio rimanerci. 
-Ah no? E cosa sarei allora? Un naturale indeciso? 
-Mm, credo che tu in realtà sia solo follemente innamorato di me e pensi anche che non c’è una correlazione diretta tra si nesci e arrinesci. 
-Allora posso dire che sono un odiatore seriale dei luoghi comuni? 
-Si, può darsi. Penso anche che in fondo ti ho dato tanto, o forse troppo, e magari ti senti in debito con me… 
-Ma smettila, sii seria, mi sono conquistato tutto quello che mi hai dato giorno dopo giorno. 
-Come questa notte ad esempio? - rispose Lei con un sorriso. 
-Sei contorno, non centro, sai bene che potrei farlo ovunque tutto quello che faccio e ho fatto con te! 
-Ah beh, io potrò pure essere contorno, ma so chi eri e so chi sei. Ti ho detto sempre di sì, qualunque cosa mi chiedessi di fare. 
Lui rimase in silenzio, sapeva che Lei aveva ragione. 
-Sei sempre il solito, provi a fare il duro e poi rimani in silenzio ad aspettare che passi il momento che non sai gestire. Quando è stata l’ultima notte che abbiamo passato insieme nella quale abbiamo avuto momenti diversi? Ma ti rendi conto di come sei diventato, no? 
-Scusami è solo stata una nottataccia - Lui replicò sommessamente e con l’aria stanca, non aveva voglia di parlare, poi continuò - preferirei non discutere di questo argomento con te, non mi aiuti di certo in questo modo.

Lui continuava a camminare a testa bassa e sentiva Lei, per ogni passo che faceva, avvicinarsi sempre di più. Gli era cosi vicina che poteva sentire il suo cuore battere…e camminante, ricordando, Lui sorrise. 
Ricordi di un passato che era presente: gli amici, passioni, interessi molteplici, avventure finite a ridere e infinite serate esauritesi nel buio di un vicolo con pochi altri. Le feste, le lunghe passeggiate taciturne e ore passate intere a fari guverni seduto agli scalini della piazza principale. 

-Cosa fai? – interrompendo quel breve attimo di serenità – stai ricordando tutte le volte che siamo stati bene insieme? – continuò Lei ironizzando. 
Lui ricambiò abbozzando un sorriso e poi aggiunse – Però vedi, non è che poi sia così bello e divertente stare con te, parliamoci chiaro; rispetto ad altre, cos'è che mi hai dato? Ah già, l’indolenza di alcuni dei tuoi compari oppure la falsa benevolenza di qualche altro? Dici di conoscermi e posso dire lo stesso di te – Lei lo fissava attonita – sei come una sirena. Mi seduci con le tue forme, mi fai sentire placido e saggio e poi… 
Lei interrompendolo continuò – E poi capisco che forse hai bisogno di andar via per continuare a capire quanto per te sia importante. Quanto felice sarai quando tornerai e quanto bene, specialmente, che troverai. Vedi, io non ho la pretesa di essere tua. Mi basta sapere che io attenderò il tuo ritorno se un giorno andrai e a te basta sapere che io ci sarò

Lui sorrise, Lei non fece lo stesso e si allontanò. I passi andarono in modi diametralmente opposti, Lui riprese a pensare cosa fosse stata Lei sino a quel momento, e quando era quasi davanti la porta di casa, si fermò e balbettò sottovoce. E quindi che cosa è la tua Bivonesitudine? Caos

Io Bivonese che non so come e dove finirò, sorriderò, ovunque vada, lì o qui, perché in ogni caso, e sempre, Lei è con me. 

[…] però resto contento per quello che è passato. Mi porto appesa al cuore una promessa 
e qualche bacio rubato. Voglio restar quieto e sognar disperso, sognar che stiamo noi due soli 
nel mare aperto” (V. Capossela)

Giovanni Perconti

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