Siciliana di mare aperto, con il cuore al paesello


"Allontanarsi dalla Sicilia per studio o per lavoro non è mai così semplice. All'inizio non vedi l'ora di andar via, sei entusiasta, hai una voglia matta di incontrare nuova gente, di vivere nuove esperienze e confrontarti con altre realtà! Magari ti realizzerai, troverai ciò che cercavi o ciò che non avresti mai immaginato di trovare, però... Il tuo cuore resterà sempre lì, in quell'isola meravigliosa. In quel posto così legalmente senza regole in cui tutto sembra andare storto, ma si sta bene lo stesso.

Inconsapevolmente quattro anni fa scrissi questo post, il cui incipit spiega il mio titolo di oggi. Che io sia siciliana è chiaro a tutti.
A Firenze chiunque mi conosca magari non ricorda il mio cognome o la mia età, ma sicuramente conosce la mia provenienza. Sì, perché quella la antepongo a tutto. Sono fiera di essere siciliana, sono fiera di essere bivonese.

Si tratta un po’ di quell'orgoglio per la propria patria che avevano i greci e che ci hanno trasmesso. Quel legame alla terra d’origine che mi spinge a tessere l’elogio della Sicilia. 
Quanti poeti, scrittori, artisti allontanatisi dall'isola nei secoli, finiscono sempre per parlare della loro madrepatria. Capisaldi della letteratura come Verga, Pirandello e Camilleri o artisti come Guttuso… Ma perché questa ossessione che ci accomuna? 

I siciliani si sentono parte di una grande famiglia che - è inutile negarlo - nonostante i diversi problemi economici, politici, sociali, si mantiene unita grazie al campanilismo, all'orgoglio e all'ispirazione che la contraddistingue. Il siciliano è ispirato. E come può non esserlo, quando nasce in una terra che offre tutto? 
Nella nostra piccola Bivona brilla un caleidoscopio di variegate personalità, che sfruttano l’isola per trarne ispirazione e creare “grandi cose”. Poeti, scrittori, artisti, cantanti, musicisti, fotografi, chef, agricoltori nati e cresciuti tra terra fertile e biosfera. Ispirati da giochi di luci, colori, sapori, odori, suoni naturali.

Bivona e i bivonesi hanno sempre primeggiato. Quanta storia, quanta ricchezza ci contraddistingue. 
Tra il Quattrocento e il Cinquecento fu uno dei maggiori centri feudali della Sicilia e il primo a essere elevato a ducato. Negli ultimi anni del Novecento fu sede decentrata dell'Università degli Studi di Palermo. Oggi millantiamo le scuole superiori, il conservatorio, il calcetto, il carnevale, i gruppi folkloristici, le associazioni (cuore pulsante del paese), le tradizioni culinarie e artistiche di cui si potrebbero scrivere libri e riempire programmi televisivi. 

Dovremmo ripartire da qui. Dalla valorizzazione del nostro territorio e di ciò che offre. Oggi più che mai, in questo periodo storico così delicato, dovremmo sollecitare la parte positiva che è dentro ciascuno di noi, quella fanciullesca che non ha paura di sognare, di combattere, che ci dà il coraggio di agire. Questo nemico invisibile che è il Covid-19 ha bloccato un intero pianeta. Chi ha perso il lavoro, chi i propri cari, chi si ritrova costretto a vivere lontano dalla propria famiglia… E allora rimbocchiamoci le maniche, perché dopo la tempesta esce sempre l’arcobaleno. 
Sono sicura che recupereremo tutto ciò che abbiamo perso e andrà meglio di prima. Torneremo ad abbracciarci tutti e a rispettare le nostre tradizioni.

Abbiamo solo bisogno di una spinta di entusiasmo. Di unione anziché rivalità, perché uniti siamo più forti. Approfittate della freschezza e delle idee dei giovani. E allora ci direte: perché, giovani, siete andati via se avete così a cuore la vostra terra? A volte non siamo noi a deciderlo, altre sì, altre volte si tratta di un nostos, parola che i greci utilizzavano per indicare il ritorno. Nel nostro viaggio, un po’ come Ulisse, sfideremo gli inganni della maga Circe, sconfiggeremo i Ciclopi, vinceremo le tentazioni delle Sirene e Calipso, supereremo le Colonne d’Ercole. 

Νόστος (nostos) significa ritorno, ἄλγος (algos) sofferenza: unendo le radici di queste due parole così simboliche, ne otteniamo una terza altrettanto bella ed emblematica, nostalgia. È questo che ci spinge ogni anno a tornare. La nostalgia del nostro porto sicuro, il ritorno alla normalità. Lo svegliarsi con il suono dei tataratà che invade le vie del paese e dell’alborata che preannuncia una festa. 
Andiamo via per scoprire, per scoprirci, per capire, per capirci, per imparare, per vedere, ma soprattutto per tornare e far fruttare l’esperienza che abbiamo maturato proprio lì, in quel paesino che, per quanto piccolo, trasborda di potenzialità e che, fin dal nostro primo pianto, appena nati, ci ha rubato il cuore e la mente, una perla (Bivona) dentro una perla (Sicilia). 

Non limitiamoci a bearci del passato ma sfruttiamolo per costruire il futuro.

Giulia Labruzzo

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